Dietro la squadra che ha iniziato forte la stagione nel Girone B c’è una filosofia e una programmazione volta già alle categorie superiori.
Lo aveva detto Massimiliano Di Caro questa estate, raggiunto dai nostri microfoni: “la Varesina sta lavorando per fare il salto di categoria e stabilirsi solidamente tra i professionisti. Che ci vogliano due, tre o cinque anni non è un problema. La nostra programmazione e il nostro obiettivo è quello”.

Il Direttore Generale della squadra di Varese è molto di più che un dirigente, è stato giocatore, ruolo nel quale ha centrato la prima promozione in Serie D, e la sua famiglia ha acquisito la società nel 2013 con l’idea di farne una della realtà più attrezzate del territorio.

“La mia famiglia, che è anche il main sponsor della Varesina, crede nel lavoro e nella programmazione – continua il DG dei rossoblu – abbiamo portato il modo di gestire l’azienda di famiglia (Scoiattolo) anche nel calcio, il risultato è una programmazione precisa fatta di budget calcolati, obiettivi raggiungibili, e una chiara idea di che tipo di calcio vogliamo fare. Puntare sul Settore Giovanile, la cosa più difficile è proprio portare i ragazzi in prima squadra, e puntare sulle strutture. Ad oggi contiamo circa 500 tesserati e gestiamo cinque impianti sportivi“.

Il Varesina Stadium a Venegono Superiore, campo sintetico a 11 con una tribuna da 600 posti coperti, il Mario Porta a Vedano Olona, sintetico a 11, la Palestra Comunale, il Varesina Sport Center che consta di un campo in sintetico al coperto e uno a 11 all’aperto, il Paolo Mazza di Castiglione Olona, campo in erba con palestra annessa, e infine il campo Sportivo Comunale di Cariate.
“La Prima Squadra e la Juniores hanno a disposizione da sole due campi e una palestra e intorno a loro abbiamo costruito tutto. Abbiamo puntato sulle strutture e anche sulle persone, soprattutto nel settore giovanile. Per quello dicevo che è difficile portare ragazzi in prima squadra. Quando arrivano a un certa età le grandi squadre del territorio vi mettono gli occhi addosso ed è difficile trattenerli”.

“Crediamo nel lavoro, nelle persone e nei valori. Prima dell’aspetto economico, tecnico o professionale, c’è quello umano e ci deve sempre essere. Il mio essere stato giocatore un po’ mi aiuta a trasferire questi concetti anche nel modo di gestire la società.
A un ragazzo che si era rotto il crociato, noi gli abbiamo rinnovato il contratto, lo abbiamo curato e lo abbiamo rimesso in campo. E’ anche questa la nostra filosofia. Uno dei giocatori più famosi che di recente è passato di qui è Orellana. Noi lo abbiamo preso quando è retrocesso, la prima stagione così così ma gli abbiamo dato fiducia dimostrandogli che credevamo in lui e nell’investimento che avevamo fatto, e il tempo ha ripagato noi e lui. Ora è nei professionisti e con merito”

Un campionato di vertice l’anno scorso, un inizio importante nella stagione in corso. La Varesina non si nasconde nè sul campo nè fuori, l’obiettivo conclamato è quello di provarci. Continua il DG Di Caro: “La Serie D è una categoria straordinaria perchè si assapora il calcio di una volta ma si può lavorare come nei professionisti. Io ho mollato il campo nella stagione della retrocessione, ho iniziato come DS ma onestamente richiedeva tantissimo impegno e dovendo gestire anche la mia azienda, ho preferito scegliere un ruolo di comando sì ma in cui si possano anche delegare compiti. Proprio delegare alle persone più giuste è la cosa più difficile, sia sul lavoro che nel calcio. Ma per filosofia qui alla Varesina puntiamo sulla continuità“.

“Il mister c’è da una decina d’anni, il DS da tre più altri tre, il responsabile del settore giovanile, anche lui, è da una vita che è qui. Le strutture fanno la differenza, ma anche e soprattutto le persone e con tutte le cose che abbiamo da gestire ci vogliono davvero delle grandi persone. Il nostro “selezionare” le figure professionali parte proprio da questo concetto. Spero e credo di essere riuscito a dare questo imprinting alla società, poi ovviamente le parole devono essere supportate dai fatti”.

“Fare calcio per certi versi e a certi livelli non è troppo diverso da gestire un’azienda. Soprattutto qui alla Varesina. Quello che abbiamo cercato di fare è di formare una grande famiglia, proprio come siamo in azienda. Il bello del calcio, però, è che non è una scienza esatta. Siamo retrocessi nell’anno dove avevamo più budget, e questo ci ha fatto riflettere molto e capire quali erano le cose su cui dovevamo puntare davvero”

Ci sono tanti riferimenti a formazioni anche di Serie A che hanno una programmazione così maniacale, così precisa, ma anche così umana e così terra terra. D’altra parte il salto nei professionisti è un qualcosa di programmato già da anni, ma non è un’ossessione: “Il salto è pronto. Nei prossimi tre anni vorremo provare a salire. Se saranno cinque non è un problema, se sarà uno, siamo pronti”.

Intanto la Varesina dopo quattro giornate è là davanti, testa a testa col Desenzano. Ma non chiamatelo progetto, “non ci sentiamo diversi da nessuno né nel bene né nel male, abbiamo il nostro modello e lo portiamo avanti”.