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La rinascita dei granata è passata dalla quarta serie

In seguito all’esclusione della Salernitana dai campionati FIGC per eccesso di debiti, l’allora sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, stila un bando per far ripartire il calcio in città. La proposta più convincente è quella della società “Morgenstern”, gestita da Marco Mezzaroma. Al progetto prende parte anche Claudio Lotito, cognato dell’imprenditore, che assume il ruolo di consulente. Nasce così la Salerno Calcio. Con una squadra composta da giovani provenienti dal vivaio della Lazio, società appartenente allo stesso Lotito, insieme a giocatori esperti come Iannarilli, Montervino, Biancolino, Giubilato, De Cesare e Caputo, guidati dall’allenatore Carlo Perrone, i salernitani centrano subito l’obiettivo di ritornare tra i professionisti. La vittoria matematica del Girone G arriva all’ultima giornata nella gara contro il Monterotondo, disputata all’Arechi davanti a 10888 spettatori, record assoluto di spettatori in Serie D per quella stagione. Per l’occasione la capienza, che era stata ridotta a 7500 posti, fu ampliata.
I colori scelti per la prima maglia 2011-12, per il girone di andata, sono blu e granata con lo stemma della città presente sul lato sinistro e sui pantaloncini. Durante il girone di ritorno, invece, la divisa del Salerno divenne rosso-giallo e blu, rifacendosi alla bandiera del comune. Sulle casacche appaiono i marchi di Givova come sponsor tecnico, Caffè Motta come co-sponsor e di Tufano come main sponsor.
Nell’annata della rinascita la squadra campana collezionò 68 punti, frutto di 12 vittorie 4 pareggi e 1 sconfitta.
Successivamente il Salerno acquisì i segni distintivi della società precedente: divisa granata e ippocampo sul petto.
Così inizia la storia che ha portato la Salernitana fino alla Serie A.

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