L’ex giocatore dei Barasini torna da allenatore per cercare il salto
Due settimi posti consecutivi con formazioni che hanno come filosofia quella di raggiungere il prima possibile la quota salvezza per poi lanciare i giovani del settore giovanile e una chiamata che potrebbe essere quel bivio che in tutte le carriere sportive prima o poi arriva. Ma più che un biforcarsi di strade, quello di Stefano Brognoli, è un autentico cerchio che in qualche modo si avvicina alla chiusura. Era il 2000 quando da 18enne calcò per la prima volta un campo di Serie D, 24 anni dopo la carriera dell’ex allenatore del Brusaporto torna al Carlo Chiesa di Sant’Angelo Lodigiano per cercare di prendere la svolta giusta, o almeno quella decisiva.
Sembrano esserci tutti gli ingredienti: un ambiente già conosciuto e vicino a casa, una realtà ambiziosa e un direttore che è stato il primo a credere in lui. Al Sant’Angelo si ricompone la coppia formata da Dario Mandelli dietro la scrivania e Stefano Brognoli in panchina, in una piazza che, se infiammata, è capace di generare entusiasmo e portare gente allo stadio.
Le due stagioni appena trascorse hanno catalizzato l’attenzione su questo allenatore il cui idolo è Simeone ma che ha come padri putativi Magoni e Ciceri e che da giocatore ha conosciuto il calcio professionistico ma anche e soprattutto quel mondo sconfinato che è la quarta serie, categoria che conosce benissimo.
Le prime esperienze da allenatore del Ponte San Pietro e del Brusaporto ci hanno fatto scoprire un modo di giocare offensivo, quasi spregiudicato, e senza timori reverenziali, anche di fronte alle corazzate. Tra i giovani lanciati, Capelli del Lumezzane e Mangiapoco, portiere destinato a una buona carriera.
La scelta del Sant’Angelo è importante e ambiziosa per un mister che, di fatto, non è mai sceso sotto il settimo posto e per il quale l’importante è avere fame agonistica, la stessa che lo ha portato ad accettare quasi delle sfide, senza praticamente mai perderle.