Lavoro e calcio, una storia di umiltà e abnegazione
Il concetto di “vita da mediano” se nelle massime categorie del nostro calcio è apprezzato e celebrato, in quelle minori è addirittura sublimato, perchè nel sottobosco del calcio dilettantistico o semi professionistico si aggiunge l’aspetto extra campo che spesso aggiunge storie di vario tipo. Sofferenza, integrazione, fatica e tutti quegli elementi narrativi che rendono straordinaria
una vita o una carriera che a prima vista potrebbe sembrare qualcosa di già visto. Quella di Vincent Viserjon è una storia di grande consapevolezza e grande umiltà, qualità tipica di chi a una certa età cambia completamente vita e paese, si arrangia per portare a casa uno stipendio e aiutare la famiglia e, nei ritagli di tempo, coltiva la passione originale cercando di coniugarla
con tutti gli altri aspetti della vita di tutti i giorni. Ed è così che magari parti dalle categoria inferiori fino a scalarle quasi tutte e, soprattutto, a diventare un vincente, tanto che chi cerca una promozione ti cerca e tanto che vinci sei campionati di Eccellenza e uno di Promozione. Del resto l’aggettivo vincente è praticamente nel nome di questo centrocampista col fisico e le prestazioni di un maratoneta, che nella vita non ha mai smesso di lavorare nell’edilizia, neanche quando, dopo anni nei campionati regionali, sono arrivate le prime chiamate in quelli nazionali, terreno che è diventato subito fertile per il suo modo di dare tutto sul campo, di essere poliedrico e di avere voglia di imparare anche a 37 anni. E proprio sul finire di carriera accettare
l’ennesima sfida con una neopromossa ambiziosa e col mister che per primo ha capito l’importanza di avere in rosa un giocatore tanto ruvido, spigoloso e tremendamente concreto in campo, quanto disponibile e fondamentale fuori. L’ennesima sfida, l’ennesima corsa, come quelle tra il lavoro, l’allenamento dei ragazzini e la squadra di prima categoria a cui da una mano come consulente. Una vita da mediano insomma, nel senso più nobile del termine.